Cambiamo ambiente per l’ultima tappa del Gran Tour in Emilia Romagna facendo un tuffo nientemeno che nel Pliocene.

Di cui è rimasta traccia in questa formazione di arenarie molto particolari, la palestra di roccia dei bolognesi, che tante diatribe ha scatenato nei tempi d’oro dell’arrampicata. Qui il terreno non consentirebbe di salire se non fossero stati modellati gli appigli nella roccia tenera…

Lo stesso vale per la via ferrata: non ci sono gradini di ferro, solo qualche scala dove la roccia non è modellabile, altrimenti scalini e maniglie sono stati ricavati nella parete.

Via Ferrata del Pliocenico a Badolo

05/09/2020

Oggi ci aspetta un piccolo assaggio del Pliocene prima di spostarci tra Umbria e Marche alle pendici del Monte Cucco.

Ci divertiamo sulla piacevole e atletica via Ferrata prima di volgere la prua di Thor direttamente a sud, dove ci aspetteranno altri incontri e avventure.

Eccoci alla partenza della via. L’ambiente per noi è insolito. L’arenaria è molto fine e si sgretola. Devi trovare gli equilibri giusti per progredire, usando gli appigli che ti hanno preparato gli apritori.

Scopro una dimensione di ferrata che mi appartiene, mi piace questa assenza di gradini di metallo luccicante, sporcarmi le mani con la sabbiolina che ha riempito le vaschette.

Una verticalità naturale, che si conquista anche con passi atletici impegnativi.

Divertente, veramente divertente.

Se me l’avessero detto non ci avrei creduto!

Bravo Herman, (come sempre).