I boschi, o meglio le Foreste Casentinesi, racchiudono giganti secolari che meritano di essere conosciuti.

Noi ci siamo andati con il foliage, per godere dei colori dell’autunno e di quell’atmosfera un po’ mistica e rarefatta che la fine di un ciclo vitale porta con sé.

Trekking nelle Foreste Casentinesi

05/11/2021

Siamo a pochi passi dal Monastero di Camaldoli, nella cui foresteria dormiamo due notti.

Fondato da San Romualdo, l’Eremo e il monastero di trovano in un lembo di Appennino Tosco-Romagnolo  coperto di foreste. Sì, foreste, perchè il termine boschi sarebbe riduttivo. Ci sono alberi secolari, alcuni – come questo castagno – che erano già nati quando Colombo ha scoperto l’America.

Ci pensiamo e ne parliamo insieme, nel gruppo. Quante cose hanno visto questi alberi giganti! Quante parole hanno sentito! Ma non le possono raccontare, sono testimoni muti e immobili del nostro passare su questa terra.

Ed è grazie a San Romualdo se l’umanità ha iniziato a gestire i boschi in maniera pianificata e codificata, non pensando solo all’oggi, ma anche al domani. Rispecchiando quanto altri hanno detto “il senso vero della vita è piantare un albero, sotto la cui ombra non ti aspetti di sederti” (Nelson Henderson). Lo fai e basta, sapendo che se godi dell’ombra di un altro albero è perchè qualcuno in passato lo ha piantato…

Ma torniamo al castagno: la cavità nel suo tronco è talmente grande che la signora Miraglia, a cui si deve il nome, si sedeva al suo interno, dove venivano collocati una sedia e un tavolino, a ricamare!

Eccolo qua!

E’ proprio lui. Imponente, resistente.

Oggi si direbbe resiliente, ma non importa.

Lui è longevo e sano.

E noi dobbiamo prendercene cura